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Archive for gennaio 2010

Recentemente mi è stato chiesto qualche consiglio turistico su Berlino, della serie “Cosa non posso perdere e cosa posso tranquillamente ignorare” e ho pensato che sarebbe stato un bell’argomento per il blog. Però mi sono anche resa conto che ci vuole del tempo per mettere assieme le idee, e anche un minimo di ricerca, non voglio buttare lì quelle due cose che so e basta. Quindi ci vorrà un po’.

Per il momento, invece, un post rapido e indolore sulla mia visita all’Hamburger Bahnhof, ex stazione ferroviaria trasformata in museo di arte contemporanea. (Piccola divagazione: com’è che noi in Italia quando smantelliamo qualcosa la trasformiamo in un mega centro commerciale, mentre all’estero ci fanno dei musei? Fine divagazione.)

Ho deciso di andarci di giovedì pomeriggio semplicemente perché, in tutti i musei statali di Berlino, il giovedì quattro ore prima della chiusura l’ingresso è gratuito. Sì, lo so, ho il braccino corto. Appena entrata mi ritrovo fra transenne, addetti alla sicurezza, elettricisti e designer – riconoscibili dall’immancabile occhiale con montatura nera alla Arisa. Faccio due passi e vedo una passerella allestita in mezzo all’atrio: effettivamente siamo nel pieno della settimana della moda berlinese, qualche stilista alternativo avrà pensato che questa poteva essere una location molto cool per una sfilata. E non ha tutti i torti, le volte metalliche dell’Hamburger Bahnhof sembrano quelle della stazione centrale di Milano, adattissime alla presentazione di una collezione underground. (Da notare il numero di parole inglesi che ho usato nelle ultime due frasi, è quasi impossibile parlare di moda senza ricorrere a qualche inglesismo.)

Lascio il popolo modaiolo e mi metto a gironzolare fra le sale. Si va dalla gigantografia di Mao di Andy Warhol alla tela tagliata di Lucio Fontana, passando per la riproduzione di un appartamento che sembra quello di Renato Pozzetto ne “Il ragazzo di campagna”. In una saletta viene proiettato il video di un tizio che urla e urla e urla, in un’altra – gelida – quella della realizzazione della “Spiral Jetty”, una gigantesca spirale costruita nel Great Salt Lake, nello Utah. Ammetto che l’arte contemporanea a volte mi lascia perplessa, ma di quello che ho visto all’Hamburger Bahnhof mi è piaciuto quasi tutto.

Prima di essere buttata fuori sono anche riuscita ad assistere alla prova della sfilata, con le modelli e i modelli che marciavano come tanti bei soldatini. Il calco in gesso del busto di Nefertiti che ho visto nella prima sala, però, era molto più bello di tutte le ragazze tutte uguali che ho visto in passerella.

http://www.hamburgerbahnhof.de

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Tacheles auf Wiedersehen?

Il Tacheles, centro culturale simbolo della Berlino alternativa, rischia di sparire ed essere rimpiazzato da un complesso immobiliare di lusso.

I problemi sono iniziati quando, alla fine del 2008, è scaduto il vecchio contratto d’affitto, stipulato subito dopo la caduta del Muro, che prevedeva il pagamento di una quota mensile simbolica di 50 centesimi da parte degli artisti che occupavano gli spazi dell’edificio; da parte loro, gli artisti si impegnavano a ristrutturare quella che era, ed è tuttora, una vera e propria rovina per renderla un poco più vivibile.

Nel 2009 il contratto non è stato rinnovato, ma gli artisti sono rimasti al loro posto. I proprietari dell’immobile, 30.000 m2 nel cuore di Berlin-Mitte, chiedono ora 108.000€ di arretrati, calcolati in base ai prezzi di mercato attuali. I responsabili hanno quindi dichiarato il fallimento e gli artisti aspettano lo sgombero (i tre sgomberi annunciati fino ad oggi si sono risolti in un nulla di fatto).

Intanto c’è chi sospetta che dietro alla decisione della HSH Nordbank, proprietaria dell’immobile, ci sia solamente la volontà di costruire la nuova sede societaria in uno dei siti più rinomati di Berlino. Non sembrano infatti esserci potenziali acquirenti interessati all’intero complesso (prezzo stimato: circa 30 milioni di euro), e la proprietà ha escluso la possibilità che il Tacheless possa acquistare solamente l’edificio che occupa, del valore di circa 3,5 milioni.

Gli artisti sperano in un miracolo, o almeno nell’intervento del sindaco Wowereit, che ha più volte sostenuto di essere un estimatore del Tacheles. Se non dovesse essere trovata una soluzione, la città perderebbe non solo un punto di riferimento per la scena artistica, ma anche un’attrazione turistica capace di attirare 300.000 visitatori all’anno.

Fonte: http://www.taz.de/1/berlin/artikel/1/kuenstler-hoffen-auf-wunder/

Fonte foto: Wikipedia

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Caricare, puntare, fuoco!

Questa, ahimè, me la sono persa: domenica pomeriggio, Görlizer Park, Kreuzberg. Il parco si trasforma in un campo di battaglia sul quale si scontrano, a colpi di palle di neve, gli abitanti di Kreuzberg e quelli di Neukölln. Un’azione organizzata via Facebook che ha coinvolto centinaia di berlinesi, decisi a portare alta la bandiera del proprio quartiere.

Ho poi scoperto che, in estate, si combatte un’altra battaglia di questo tipo, che contrappone però Kreuzberg e Friedrichshain, e che, vista la stagione, vede le due parti fronteggiarsi a colpi di gavettoni e frutta marcia. Il luogo dello scontro è l’Oberbaumbrücke, storico ponte sulla Sprea che, oltre a collegare i due quartieri, era uno dei punti di passaggio da est a ovest ai tempi del Muro.

La tradizione è iniziata una decina di anni fa, quando il comune ha deciso di accorpare i due distretti in un’unica circoscrizione amministrativa; decisione che non è stata accolta di buon grado dagli abitanti dei quartieri in questione, almeno a giudicare dalla passione con cui si buttano addosso di tutto. Fino ad oggi Friedrichshain si è dimostrato “tecnicamente superiore” e ha vinto tutte le edizioni della battaglia.

L’idea è assurda e divertente, ma non invidio i poveretti che, alla fine della giornata, devono ripulire il macello lasciato dai combattenti.
 

Info:
http://www.bz-berlin.de/bezirk/wilmersdorf/hunderte-berliner-bei-schneeballschlacht-article689333.html
http://de.wikipedia.org/wiki/Gemüseschlacht_(Berlin)

Fonte foto: http://www.bz-berlin.de – REUTERS

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Sushi made in Berlin

Uno dei miei compagni al corso di Business German era giapponese. La sua conoscenza del tedesco era strabiliante, ma mi ci è voluto un po’ per abituarmi all’accento. Un giorno disse di avere mangiato un ottimo sushi, neanche troppo caro, in un ristorante dalle parti di Friedrichstraße, una delle vie più chic di Berlino. E se lo dice uno che viene da Tokyo, vorrà dire che è vero, no? Purtroppo non si ricordava il nome della via, nè quello del locale; o meglio, ricordava il nome, ma non aveva idea di come fosse scritto in caratteri occidentali, visto che aveva letto solo il kanji sull’insegna.

Mi ero quasi rassegnata all’idea che non avrei mai assaggiato questo fantastico sushi made in Berlin, quando un giorno le mie colleghe propongono di andare a mangiare sushi in pausa pranzo. Temendo di sborsare un capitale, ma confidando nel fatto che tutto, tranne i mezzi pubblici, qui costa meno che a Milano, mi aggrego. Ed eccomi proprio nel ristorante consigliato dal buon vecchio Masa.

L’ambiente ricorda un po’ una mensa e bisogna fare la fila per aspettare che si liberi un tavolo, ma a pranzo i menù di sushi partono da 5,50€ (14 pezzi di sushi misto + tè verde) e con meno di 5€ si mangia un ottimo piatto caldo a base di riso, salmone e verdure.

Per chi volesse un’alternativa ai classici currywurst o döner kebab, il ristorante si chiama Ishin e si trova in Mittelstraße 24, a 5 minuti dalla fermata Friedrichstraße (S-Bahn, U-Bahn, Tram).

www.ishin.de

Fonte foto: http://www.sxc.hu

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6 gennaio: ultimo giorno delle feste natalizie in Italia, giorno lavorativo qualunque a Berlino (l’Epifania si festeggia solo nei Länder cattolici, Baviera in testa).

La città è ancora ricoperta di neve e, secondo le previsioni, ce n’è altra in arrivo. Colgo l’occasione per rincuorare gli amici milanesi: noi ci lamentiamo tanto quando non spargono il sale e non puliscono le strade, ma qui la situazione non è migliore, ci sono dei lastroni di ghiaccio sui marciapiedi che solo a guardarli si scivola. La temperatura di certo non aiuta: la massima prevista per oggi si aggirava attorno ai -6°C. Credo che anche il sale ormai si sia arreso.

Quando non sono impegnati a fare gli equilibristi per strada, i berlinesi devono poi fare i conti con i problemi della S-Bahn, che, oltre a dover sbrinare le rotaie ghiacciate, non ha ancora terminato la manutenzione straordinaria dei treni. La situazione non è più ai livelli deliranti della scorsa estate, ma in alcune tratte bisogna armarsi di pazienza e sperare che il treno in arrivo non sia troppo pieno. Volendo vedere il lato positivo, si potrebbe dire che, stando tutti stipati, almeno ci si scalda a vicenda.

Fin qui niente di strano, l’inverno si porta dietro problemi che sono gli stessi sia in Italia che in Germania (anche se io, quando i berlinesi si lamentano dei loro mezzi pubblici, li inviterei a provare i nostri; magari poi cambiano opinione.) Quello che mi ha veramente sconvolto sono le poste. Anche in questo caso, i tedeschi non fanno che lamentarsi: le poste sono lente, è una vergogna, bla bla bla. Be’, io ieri ho ricevuto il contratto del mio nuovo Praktikum: inviato per posta ordinaria, è arrivato in meno di 24 ore. D’accordo che mittente e destinatario si trovano nella stessa città, ma provate a spedire una lettera da Milano per Milano, come minimo sta in giro una settimana, alla faccia della posta prioritaria. Spedire documenti non per raccomandata, poi, sarebbe assolutamente inconcepibile.

Tra l’altro, visto che siamo in tema di lamentele, le ultime due lettere che ho scritto ai miei (sì, scrivo ancora lettere “tradizionali”, sono molto old school), sono arrivate senza francobollo. La prima volta ho pensato che si fosse staccato perché l’avevo semplicemente leccato, ma la seconda volta l’avevo incollato per bene – i miei mi hanno confermato che si vedevano ancora le tracce sulla busta.

Caro signor postino, potrebbe smetterla di fregarsi i miei francobolli?

Fonte foto: www.morgenpost.de

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