Il mese prossimo i miei genitori vengono a Berlino e, visto che non hanno mai visitato la città, vorrei mostrare loro il più possibile. Mio padre è un grande appassionato di storia e ho pensato di portarlo al Centro di documentazione del Muro. Ci sono stata tre anni fa; non era lontano dalla scuola di tedesco che frequentavo, ma non mi ricordavo esattamente dove fosse, quindi ieri ho fatto un giro esplorativo della zona. L’ho ritrovato: è sulla Bernauer Straße, fra le stazioni Bernauer Straße e Nordbahnhof. Il centro in sé non è molto grande, ma si può osservare un tratto di muro conservato esattamente com’era ai tempi della DDR.
Mi ha colpito in particolare l’impatto che il Muro ebbe sul quartiere: la strada fu praticamente divisa in due e i palazzi che facevano parte della zona est si affacciavano su quella ovest (il marciapiede apparteneva alla zona francese). In molti tentarono di fuggire buttandosi dalle finestre; qualcuno ce la fece, molti altri no. Poi il regime ha murato porte e finestre e, in un secondo momento, abbattuto le case che costeggiavano il confine.
La Chiesa della Riconciliazione ebbe la sfortuna di trovarsi nella terra di nessuno. Anche se l’accesso era impedito, la chiesa dava fastidio al regime e nel 1985 venne abbattuta. Neanche il cimitero che costeggiava la barriera fu lasciato in pace: le tombe che si trovavano a ridosso del Muro vennero rimosse e spostate altrove.
Mentre leggevo tutto questo, mi sono venuti in mente i Buddha di Bamiyan, distrutti dai talebani perché “costituivano un pericolo per l’Islam”. Eliminare dei simboli sacri per mostrare al mondo la propria potenza. Io non sono certo l’esempio della perfetta cattolica credente e praticante, ma cosa c’è di più blasfemo, in qualsiasi religione, del distruggere un luogo di culto e del disseppelire i morti? E tutto questo è successo nel 1985, non nel Medioevo. Solo 25 anni fa.
Con questi pensieri in testa sono salita sulla torre del Centro di documentazione, dalla quale si può osservare quello che era il lato occidentale del Muro. Vengo accolta dalle voci di un gruppo di italiani che si lamentano. Cito a memoria:
“Questa è la più grande cagata che abbiamo visto a Berlino.”
“Eh, ma era sulla guida, quindi dovevamo vederla.”
“Oh, vieni qua e fai una foto, va’.”
Avrei voluto prenderli a testate. Forse si aspettavano qualcosa di turistico come il Checkpoint Charlie, o magari un luna park con tante belle lucine colorate. Ammetto che non c’è molto da vedere: un tratto di muro, la terra di nessuno, la torre di guardia. Ma, avendo letto quello che era successo nel quartiere, anche quel poco che ho visto mi ha colpito. Mi ha colpito la nuova cappella costruita al posto della chiesa abbattuta; mi ha colpito il prato del cimitero a ridosso del muro, senza tombe perché i morti davano fastidio e sono stati rimossi; mi ha colpito il fatto che la gente fosse disposta a buttarsi dalla finestra per inseguire il sogno di una vita migliore.
Le informazioni erano sia in tedesco, sia in inglese. Ma leggere è faticoso, si sa. Mi chiedo perché il gruppo in questione non si sia chiuso in un bel centro commerciale invece di perdere tempo con la storia, ce n’è uno di 5 piani proprio dietro ad Alexanderplatz. Ah, già: il centro era nella guida, quindi bisognava vederlo. E poi sai che soddisfazione tornare in Italia e poter dire “Il Muro di Berlino è una cagata pazzesca!”
Fonte foto: Wikipedia