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Archive for febbraio 2011

Fonte foto: WunderPhotos

La lingua tedesca è sempre fonte di grandi soddisfazioni. All’ultima sono arrivata per vie traverse, passando prima dall’inglese.

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un piccolo sondaggio linguistico e una delle domande era “Come chiamate il momento in cui piove mentre c’è il sole”? Oltre ad avere imparato un termine che non conoscevo (per la cronaca, si dice “sunshower” ), ho scoperto che esiste tutta una serie di modi di dire legati al fenomeno in questione, la maggior parte dei quali tira in balli diavoli, streghe o animali selvatici.

Già sapevo che dalle mie parti si dice “al diaul al sa spusa”, cioè “il diavolo si sposa”; la versione americana è “the devil is beating his wife” (“il diavolo picchia sua moglie”), ma esiste anche una variante meno cruenta, dove il diavolo bacia la moglie invece di prenderla a mazzate. In Francia invece, forse in preda ad una crisi di mezza età, picchia la moglie e sposa la figlia.

Altre figure molto gettonate, che compaiono in lingue e culture diverse e distanti fra loro, sono le volpi: dall’Inghilterra meridionale al Giappone, passando per la Calabria e l’Armenia, sembra che alle volpi piaccia sposarsi proprio quando pioggia e sole compaiono contemporaneamente nel cielo. In altri paesi i matrimoni riguardano invece topi, iene, orsi e bestie varie.

E poi ci sono le streghe, che si divertono a pettinarsi e farsi le trecce, o almeno così si dice in alcune parti del Veneto e della Catalogna (la regione spagnola, non l’ortaggio).

Ma tutto questo cosa c’entra col tedesco? C’entra eccome, perché, tanto per cambiare, la versione teutonica è quella più lunga e complicata, e batte perfino quella francese: “Wenn’s regnet und die Sonne scheint, so schlägt der Teufel seine Großmutter: er lacht und sie weint”, ossia “Quando piove mentre c’è il sole, il diavolo picchia sua nonna: lui ride e lei piange”.

Proprio un brutto cattivone, questo diavolo.

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Avevo già pronto un post a tema linguistico, quand’ecco che sulla mia strada compare un cartellone. Non ha nulla a che fare con Berlino o la Germania, ma ho voluto condividere il momento di straniamento (anzi, tiriamo in ballo Brecht e chiamiamolo pure Verfremdung) che ho provato quando me lo sono trovato davanti.

Essendomi trasferita a Berlino poco prima delle elezioni tedesche, di manifesti elettorali ne ho visti parecchi, da quelli scritti in turco a quelli con il trio Marx-Engels-Lenin. Solitamente si cerca uno slogan accattivante per attirare l’attenzione dell’elettorato, ma a volte la fantasia latita e si prendono in prestito citazioni più o meno colte. Per le elezioni del 2008 il PD aveva risolto la faccenda col minimo sforzo possibile, ossia traducendo il motto di Obama “Yes, we can“. Non potevano certo immaginare che quel “Si può fare” gli si sarebbe potuto ritorcere contro:

Fonte: www.repubblica.it

Chissà chi è invece il genio dietro alla nuova campagna di Rotondi:

Fonte: biodiversitamilano.blogspot.com

A proposito, qualcuno mi sa spiegare il motivo di cotanto dispiegamento di mezzi pubblicitari? Si è candidato? A quale carica? Dove? Perché? Con lo stipendio da Ministro fa fatica ad arrivare a fine mese? E soprattutto, come l’avrà presa la Galbani?

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