Foto: Wikipedia
Le città americane, con poche eccezioni (vedi New York), non sono famose per l’efficienza dei mezzi pubblici. L’americano medio ama la propria auto e la usa anche per andare dietro l’angolo, con conseguenze prevedibili su traffico e inquinamento, e gli autobus sono considerati mezzi di serie B.
Non avendo un’auto a disposizione, appena sono arrivata ho fatto l’europea e mi sono informata sulle linee che passano nella mia zona. Essendo a due passi dal campus della UCLA, il quartiere è molto ben servito, ma sono subito incappata in un problema: a Los Angeles non c’è un’unica azienda di trasporti, ce ne sono diverse, ognuna con i propri biglietti e abbonamenti, validi solo per le proprie linee. Nel caso si debbano usare linee di aziende diverse bisogna pagare un transfer oppure comprare un EZ pass, valido su tutte le linee dell’area metropolitana.
Il primo passo è stato quindi valutare quali linee avrei usato di più e quale tipo di abbonamento scegliere. Ho optato per il Metro 30-Day Pass ed è stato un ottimo investimento. All’inizio avevo pensato di pagare di volta in volta il biglietto, tanto costa solo $1,50. Peccato che siano $1,50 a tratta: se per andate dal punto A al punto B devo cambiare mezzo (cosa che succede regolarmente, viste le distanze enormi) devo pagare $3 dollari. A conti fatti, conviene l’abbonamento.
Il primo impatto con gli autobus di Los Angeles è stato avventuroso. Tanto per iniziare, non trovavo la fermata. L’avevo cercata su Google Maps e doveva essere lì, accidenti, ma non la trovavo. C’era quella per andare nella direzione opposta, ma non quella che serviva a me. Poi ho notato un palo, quasi completamente nascosto dai rami di un albero, ed eccola lì, in mezzo ai cespugli, accanto al Bel Air West Gate. Immaginatevi la sottoscritta che aspetta fra le frasche mentre mi sfrecciano davanti Porsche, Ferrari, Maserati e macchinoni vari.
Una volta salita sull’autobus, la prima cosa che ho notato (dopo l’escursione termica, perché l’aria condizionata è sempre al massimo) sono stati gli schermi che trasmettono vari programmi di infotainment a cura di Transit TV: previsioni meteo, gossip,quiz a premi, il tutto in inglese e spagnolo. All’inizio ho pensato “Che americanata”, ma avendo diverse ore di viaggio alle spalle, ammetto che quando si è imbottigliati nel traffico ogni distrazione è ben accetta.
Altro problema: la mia fermata si avvicinava e io non trovavo i pulsanti per prenotare la fermata. Attimi di panico nei quali ho immaginato di restare intrappolata sull’autobus fino al capolinea. Poi ho notato dei cavi gialli lungo i finestrini e un cartello con la spiegazione: “Tirare il cavo per prenotare la fermata“. In realtà più che tirare bisogna aggrapparsi, vista la forza necessaria, ma alla fine sono riuscita a scendere alla fermata giusta.
La cosa più ingegnosa di tutte, però, è il sistema per il trasporto delle biciclette. Ogni autobus ha una rastrelliera all’altezza del paraurti anteriore: invece di portare la bici a bordo la si carica prima di salire e la si recupera una volta scesi. Geniale.
Foto: LADOT Bike Blog
Ma una cosa farebbe impazzire il milanese medio: il metodo per la salita. Si usa solo la porta anteriore, chi ha la tessera la appoggia al lettore, altrimenti si infilano i dollari e le monetine nella macchinetta (che non dà resto, quindi bisogna avere la cifra esatta). E ovviamente si sta tutti in fila ad aspettare pazientemente il proprio turno. No, questa perdita di tempo sarebbe inconcepibile. Però così tutti pagano il biglietto.
Ma… il cavo giallo da tirare per prenotare la fermata va oltre l’umana comprensione! Non bastavano dei pulsanti? Cmq pure io a Milano farei salire da una parte sola con eventuale pagamento del biglietto, da noi è fondamentale disincentivare lo sgamo 🙂
Su alcuni autobus ci sono i pulsanti, ma sul primissimo che ho usato c’erano i cavi gialli, che mi hanno mandato un po’ in crisi. 😛
Anche in Inghilterra e Germania si sale dalla porta davanti e si mostra il biglietto o l’abbonamento (o lo si compra al momento). In Italia salirebbero tutti dalla porta in fondo per non pagare.
E’ davvero impressionante! vorrei conoscere il genio che ha progettato il tiro alla fune per prenotare la chiamata…ma invece, come siamo messi per accessibilità sui mezzi da parte di chi ha una carrozzina o di un disabile? Avevo visto in Inghilterra la coda ordinata per salire sui mezzi e questo mi ha bloccato la crescita, qui a Milano, dovrebbe essere introdotta ma rischieremo di aspettare un bus anche 30 minuti visto le frequenze che ci sono su certe linee!
Tutti i mezzi sono accessibili ai disabili, gli autobus hanno un piccolo scivolo che l’autista aziona quando deve salire un passeggero in carrozzina e i sedili davanti possono essere sollevati per fare spazio alla carrozzina.
In effetti i tempi di attesa di alcune linee sono estenuanti per noi milanesi sempre di fretta, ma alla fine basta farci l’abitudine.
…ecco poi sempre a lamentarsi dell’ATM… Li non si capisce neanche quale sia l’azienda di trasporti… =)
Come per tutte le cose americane, c’è troppa scelta! Nel mio quartiere ci sono fermate di 6 aziende diverse!
…che delirio!!!
A chi lo dici!