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Archive for gennaio 2015

Fonte foto: www.stern.de - © Marc Eich / DPA

Fonte foto: www.stern.de – © Marc Eich / DPA

Dopo l’appuntamento di dicembre con la parola dell’anno, a gennaio tocca alla Unwort des Jahres, la non-parola dell’anno. La giuria indipendente, presieduta dalla prof.ssa dott.ssa Nina Janich (i tedeschi tengono ai titoli accademici forse più degli italiani), ha scelto “Lügenpresse”, cioè “stampa bugiarda”. L’espressione era stata già utilizzata in passato, in particolare durante il nazismo, per descrivere i giornali che si opponevano al regime; si collega al concetto di disinformazione, poiché nasce dalla convinzione che i media diffondano deliberatamente notizie false (GOMBLOTTO!) e getta discredito sull’intera categoria senza fare distinzioni.

Fra le centinaia di espressioni prese in considerazione, due hanno ricevuto una menzione speciale: “Erweiterte Verhörmethoden”, traduzione tedesca dell’inglese “enhanced interrogation techniques” (“tecniche di interrogatorio avanzate”), è un eufemismo che si riferisce ai metodi usati dalla CIA per ottenere informazioni dai presunti terroristi (perché dire tortura fa brutto); “Russland-Versteher”, termine che compare anche nella classifica della Gesellschaft für deutsche Sprache, descrive invece chi tenta di trovare una giustificazione all’azione militare russa in Crimea.

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Epic fail

Il povero Martin Schulz, presidente del parlamento europeo, non ha un buon rapporto con i primi ministri italiani, e non certo per colpa sua. Dopo il leggendario discorso del 2003, nel quale Berlusconi gli disse che sarebbe stato perfetto nel ruolo di kapò in un film sui campi di concentramento, tocca ora a Matteo Renzi farci fare l’ennesima figuraccia.

La settimana scorsa Schulz era ospite del programma francese Le Petit Journal e, nel corso della puntata, è stato trasmesso un breve video sull’incontro con il nostro presidente del consiglio, che ha inanellato una figuraccia dietro l’altra.

(Breve parentesi prima di continuare: vorrei ricordare alla persona che ha aggiunti i sottotitoli in italiano che “un po’” SI SCRIVE CON L’APOSTROFO,  NON CON L’ACCENTO. Grazie.)

1) Arriva in ritardo. Per noi italiani sarà anche normale considerare gli orari in modo elastico, ma, almeno negli incontri ufficiali, sarebbe cosa buona e giusta arrivare puntuali. Soprattutto se ti aspetta un tedesco. Ricordo ancora che, durante il corso di Business German a Berlino, l’insegnante aveva sottolineato che agli incontri di lavoro, colloqui compresi, è caldamente consigliato arrivare con almeno 15 minuti di anticipo per evitare di essere considerati ritardatari.

2) Si ferma a fare un selfie con delle ragazze. Ora, Renzi si sente gggiovane dentro e twitta a ogni ora del giorno e della notte, ma se già arrivi in ritardo, il minimo che puoi fare è non far perdere ulteriore tempo. Ma si sa, un selfie non si nega a nessuno.

3) Si fa i fatti suoi mentre Schulz parla e chiede “Finito? Ah, no?”. Ora, non so se Schulz fosse veramente interessato a quello che aveva detto Renzi poco prima, ma almeno aveva dato l’impressione di esserlo. Dovrebbe essere la lezione numero uno del corso “Diplomazia for dummies”, oltre che una regola base di educazione.

I tedeschi, che come al solito hanno una parola per tutto, hanno l’espressione perfetta per descrivere come mi sento in questo momento: sich fremdschämen, ossia vergognarsi per una cosa fatta da altri. Ma anche un bell’epic fail ci sta bene.

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Che la musica pop fosse un ottimo mezzo per migliorare la conoscenza di una lingua straniera lo avevo capito in tempi non sospetti (devo ringraziare il simpatico trio berlinese Die Ärzte se il mio tedesco non è ancora morto). A quanto pare, però, non l’ho capito solo io: qualche tempo fa la sezione francese del Goethe Institut ha usato la canzone “Guten Tag” dei Wir sind Helden come base per esercizi, con tanto di suggerimenti agli insegnanti sulle attività da fare in classe (commentare ritagli di riviste, discussioni sui temi trattati nella canzone ecc.)

Il testo completo si trova al punto 4 del Lehrerblätter ed è incentrato sul linguaggio della pubblicità. Il video è molto simpatico, in stile fotoromanzo Cioè:

Non so quali siano stati i risultati, ma il fattore Ohrwurm è abbastanza alto: male che vada gli studenti sapranno almeno dire “Buongiorno”.

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12 mesi a Berlino

Fonte foto: www.berlin.de

Fonte foto: www.berlin.de

Per il primo post del 2015 ho pensato di gettare uno sguardo al 2014. Idea originalissima, lo so. Chi è su Tumblr forse conosce già “When you live in Berlin”, account di una expat britannica trasferita a Berlino che commenta eventi vari ricorrendo a GIF animate. Il Berliner Morgenpost le ha chiesto un riassunto del 2014 e lei ha interpretato la richiesta a modo suo.

12 Monate in Berlin – ein Jahresüberblick

Guardando gennaio e dicembre, da italiana abituata ai tempi biblici dei lavori pubblici, mi consolo un po’. (Chi non fosse al corrente può cercare “nuovo aeroporto Berlino” o simili su Google. Buona lettura.)

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