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Trasferta dresdese

Da brava pendolare del rock, mi piace andare a concerti in città che non ho mai visitato, così posso unire la passione musicale alla scoperta di luoghi nuovi. Stavolta è il turno di Dresda: un paio d’ore di treno da Berlino, venerdì sera concerto al “Vecchio Macello”, sabato dedicato al turismo.

Il mio ostello è nella Neustadt, la “città nuova”, costruita dopo che quella vecchia era stata rasa al suolo durante la Seconda Guerra mondiale. Particolare per i curiosi: la città nuova è in realtà più vecchia della città vecchia (Altstadt), visto che quest’ultima è stata completamente ricostruita nel Dopoguerra.

Per raggiungere la Altstadt devo prendere la via principale, che sia chiama… Via Principale (Hauptstraße). I tedeschi, si sa, sono molto concreti: se una strada è quella principale, perché chiamarla in un altro modo? La via ha una zona pedonale alberata al centro e due file di palazzi con portici e negozi ai due lati. Già a prima vista si capisce che siamo nella ex-DDR: i palazzi sono quadrati, hanno le finestre quadrate, i balconi quadrati, e sono tutti uguali.

Fonte foto: Wikipedia

Ma la Sassonia, il Land di cui Dresda è capitale, è il più ricco fra i Länder che appartenevano alla Germania Est: molte palazzine sono state ristrutturate, hanno colori vivaci e un aspetto moderno. Il contrasto con quelle ancora “da sistemare” è nettissimo.

Passo oltre la statua dorata di re Federico Augusto I a cavallo e mi avvio sull’Augustusbrücke, il ponte sull’Elba. Circa a metà del ponte vedo quella che sembra l’onda di Hokusai: è il memoriale dell’alluvione che sommerse la città nell’estate del 2002. Mi ricordo che, quando è successo, dovevo rientrare da Rodi; all’aeroporto c’era un gruppo di dresdesi accampati sulle poltroncine che non aveva idea del perchè il loro volo fosse così in ritardo. Probabilmente perchè l’aereo con cui sarebbero dovuti tornare si era trasformato in un sottomarino.

La Altstadt è abbastanza piccola e si visita a piedi in poche ore. La Frauenkirche purtroppo è chiusa, ma riesco a visitare lo Zwinger in tutta calma. Credo che sia quanto di più barocco abbia mai visto, Vaticano a parte: colonne, statue, putti, perfino una cascata; i principi di Sassonia non si facevano mancare niente.

Chissà cosa avrebbe pensato la nobiltà sassone dei palazzoni sorti appena dietro al loro palazzo:

L’ora del rientro si avvicina e mi avvio verso la stazione centrale percorrendo la classica via pedonale costeggiata da negozi che caratterizza un po’ tutti i centri delle città tedesche. Anche qui i palazzi sono molto quadrati ma, appena prima della stazione, mi imbatto in qualcosa di inaspettato: la Kugelhaus, letteralmente “Casa-sfera”. Come dire, da un estremo all’altro.

Fonte foto: Arbonia.de

Alla fine della giornata sono stanca, ma soddisfatta della mia trasferta. E, una volta tanto, non ho neanche dovuto espatriare.

Foto: dove non diversamente specificato © Alessandra Ocarni

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