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Posts Tagged ‘turismo’

Essendo questo blog nato come diario di viaggio, mi sembra sensato usarlo per parlare della mia trasferta svizzera pasquale. Piccola premessa: molte delle mie trasferte mitteleuropee sono legate a concerti: visto che uno dei miei gruppi preferiti non suona mai in Italia, sono costretta a valicare le Alpi per vederli dal vivo. Si tratta dei Die Ärzte (in italiano “I Dottori”), band berlinese sconosciuta al di fuori dei paesi di lingua tedesca, ma popolarissima in Germania, con tour che vanno in sold out nel giro di pochi giorni. Ma ogni tanto i tre dottori si stufano dei megaconcerti in location enormi e organizzano spettacoli sotto falso nome in locali minuscoli. Ed è proprio a uno di questi “concerti segreti” che ho partecipato sabato scorso.

Die Ärzte aka Laternen-Joe © Kofmehl.net

L’inizio del viaggio non è dei migliori: 35 minuti di ritardo per problemi alle porte del treno. Un classico. La signora seduta di fronte a me, un’americana che vive in Italia da 20 anni, mi chiede se vado a Zurigo a trovare la famiglia per Pasqua e io le rispondo che vado a vedere un concerto. Al che segue questa conversazione:

“Lei è tedesca, vero?”
“Ehm, no.”
“Ah, no? È milanese?”
“Sì.”
“Davvero? Complimenti!”

Rimango un attimo perplessa. Solo più tardi scoprirò che la signora usa il termine “complimenti” come intercalare e lo infila quasi in ogni frase.

A Zurigo cambio treno e arrivo a Solothurn senza problemi. Una precisazione: dal punto di vista linguistico, la Svizzera è oltremodo frustrante. Nella cosiddetta “Svizzera tedesca” i cartelli, la segnaletica e tutte le comunicazioni scritte sono effettivamente in tedesco, ma le persone parlano una variante locale che è assolutamente incomprensibile. Non solo fra loro, ma anche nei negozi, negli uffici, alla stazione. Ogni volta devo chiedere “Wie bitte?”, al che passano tedesco standard. Anche alla reception dell’ostello: il ragazzo al banco inizia a parlare, poi, vedendo il vuoto nei miei occhi, mi chiede “Soll ich Hochdeutsch sprechen?” cioè “Preferisce che parli in tedesco?” Ja, bitte.

(E comunque, l’accento svizzero fa morire dal ridere. L’effetto Rezzonico resta invariato sia in italiano, che in tedesco.)

Vista dell'Aar dall'ostello

La Fontana della Giustizia

Problemi linguistici a parte, Solothurn è una cittadina deliziosa, con la parte vecchia in stile barocco e molte fontane. (È anche detta “La città dalle 11 fontane”.) Il concerto è devastante: la setlist è tiratissima e pensata per un piccolo club punk-rock; in pratica si poga dall’inizio alla fine. Per fortuna i tre non perdono l’abitudine di sparare cazzate fra una canzone e l’altra, un classico dei loro concerti, così ogni tanto ci concedono un po’ di respiro. Alla fine della serata sono dolorante ma soddisfatta. Per tornare all’ostello devo fare un giro alternativo, perché la security del locale ha bloccato la strada dalla quale sono arrivata, probabilmente per evitare potenziali lamentele per schiamazzi da parte degli abitanti della via. La quiete pubblica prima di tutto.

La Fontana dei Pesci e la Torre dell'Orologio

Poteva mancare una mucca in Svizzera?

L'insegna di un kebabbaro nella città vecchia

La mattina seguente scendo a fare colazione e trovo ad aspettarmi, invece del solito pane a fette confezionato o dei panini avanzati dal giorno prima, del pane  rustico appena sfornato. Una delizia. E visto che è Pasqua, ci sono anche le uova sode decorate. Faccio in tempo a fare un ultimo giro per la città vecchia, trovo una pasticceria/cioccolateria aperta e compro il dolce tipico locale, un tortino a base di mandorle. I miei treni sono in orario e il viaggio di ritorno fila liscio. Comunque anche nella precisa Svizzera ogni tanto hanno dei problemi: sul tabellone della stazione di Zurigo leggo che un treno ha un “ritardo indefinito”. Come direbbe l’agente Huber: proprio brutto, brutto, brutto.

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Destinazione Berlino – 3

Parte 1: I classici
Parte 2 : I nuovi classici

Da bravi turisti avete visto i monumenti, visitato magari un paio di musei, scattato tante foto, macinato chilometri a piedi. Direi che adesso vi meritate una pausa.

Essen und trinken

L’italiano in vacanza, ammettiamolo, trova sempre da ridire sul cibo locale, ovunque si trovi. Non ho ristoranti italiani da consigliarvi; ce ne sono sicuramente di ottimi, ma io preferisco provare cose particolari quando non sono in patria, quindi, per chi vuole provare l’ebbrezza del cibo “Made in Berlin”, ecco qualche dritta.

Iniziamo subito col dire che in Germania, in generale, non c’è la “cultura” dello stare a tavola come da noi, quindi si è sviluppato soprattutto lo street food. Due in particolare sono tipici: currywurst e döner kebab, entrambi venduti praticamente ad ogni angolo di strada.

Il Currywurst, würstel condito con salsa a base di ketchup, tabasco e curry, è uno dei piatti tipici di Berlino. Nato nel secondo dopoguerra, i berlinesi gli hanno anche dedicato un museo, il Currywurst Museum, appunto. Due chioschi storici sono Konnopke’s a Prenzlauer Berg (U-Bahn Eberswalder Straße), il più vecchio della città, e Curry 36 a Kreuzberg (U-Bahn Meringdamm), che si dice sia il migliore di tutta Berlino.

Diffusissimi sono anche i chioschi di Döner Kebab. Quando frequentavo il corso di tedesco andavo spesso a pranzare da Ali Baba, sulla Kastanienallee, e sia i loro kebab che i falafel sono deliziosi. Ma è difficile trovare un kebab veramente cattivo, con tutta la concorrenza che c’è. State solo attenti quando vi chiedono se volete la salsa piccante (scharf): è veramente piccante!

Per chi ha nostalgia di casa, sempre sulla stessa via, in direzione della fermata di Eberswalder Straße, si trova la Focacceria Naturale. Non so come siano gli altri piatti, ma le focacce sono ottime. E poco distante, sempre sulla Kastanienallee, c’è il Prater, il Biergarten più vecchio di Berlino, per gustarsi una birra all’aria aperta – tempo permettendo. Agli amanti del sushi, invece, consiglio  Ishin, di cui ho già parlato in questo post.

Se avete voglia di un ristorante “tradizionale” e volete sperimentare la cucina tedesca, fermatevi alla Kartoffelhaus #1 sulla Karl-Liebknecht-Straße (fermata S+U-Bahn Alexanderplatz). Tutti i piatti hanno come ingrediente principale le patate, regine incontrastate della cucina teutonica.

Avevo detto che non ho ristoranti italiani da consigliare; mi è venuto in mente che uno invece lo conosco: si chiama Via Nova e lo trovate in Universitätsstraße 2. I prezzi sono decisamente più alti dei posti che ho nominato fino ad ora, ma se proprio sentite il bisogno di un piatto di pasta come si deve, qui andate sul sicuro.

Sulla Oranienburgerstraße, vicino agli Hackesche Höfe, trovate invece The Sixties Diner, un locale in perfetto stile diner USA anni ’50. I prezzi sono un po’ alti rispetto alla media berlinese, ma l’atmosfera è simpatica e le porzioni abbondanti.

Chi vuole provare l’ebbrezza di un fast food made in Germany può fermarsi in uno dei tanti Nordsee, dove tutto è a base di pesce. Fritto, arrosto, crudo, non avete che l’imbarazzo della scelta.

Quasi tutti i ristoranti offrono piatti vegetariani, ma se ne volete uno vegetarian friendly al 100%, fate un salto da Yellow Sunshine, Wiener Straße 19 (U-Bahn Görlizer Bahnhof). Insalate, hamburger, dolci, tutti rigorosamente vegetariani o vegani. E buonissimi.

E, last but not least, il tempio di ogni buongustaio che si rispetti: l’ultimo piano del KaDeWe, i grandi magazzini più famosi e costosi di Berlino. Per i primi cinque piani sembra solo una versione più chic della Rinascente di Milano (o il corrispettivo tedesco di Harrod’s), ma arrivati al sesto piano tutto cambia: non solo ci sono bar e ristoranti che offrono prelibatezze varie, ma anche banconi, stand e scaffali stracolmi di cibo. Qualsiasi tipo di cibo, proveniente da qualsiasi parte del mondo. Pasta, cioccolato, spezie, liquori. Se vi manca un ingrediente e avete girato inutilmente tutti i supermercati della città, qui lo troverete. Provare per credere.

Questo per quanto riguarda il cibo. E per uscire la sera? Anche qui c’è l’imbarazzo della scelta. La zona più frequentata è di sicuro quella attorno alla Simon-Dach Straße (S+U-Bahn Wahrschauer Straße), nel cuore di Friedrichshain. Qui il problema principale sarà decidere quale locale scegliere, vista l’abbondanza di offerta.

Sotto ai binari della U-Bahn di Wahrschauer Straße si trovano invece alcune discoteche molto “in”, per chi avesse voglia di ballare. Nel fine settimana i mezzi funzionano per tutta la notte, quindi non correte il rischio di rimanere a piedi.

Bene, il mio bigino turistico a tema Berlino finisce qui. Mancano molte cose all’appello (l’SO36 sulla Oranienstrasse, locale storico della scena punk; il White Trash sulla Schönhauser Allee, un po’ ristorante, un po’ tattoo studio, un po’ locale di musica dal vivo; una quantità di locali sparsi per tutta Kreuzberg e Prenzlauer Berg; i centri commerciali per i fanatici dello shopping, vedi Alexa, dietro ad Alexanderplatz), ma è impossibile racchiudere Berlino in così poco spazio. Diciamo che questo potrebbe essere un inizio, un concentrato da arricchire quando si è sul posto.

Buon viaggio e buon divertimento!

Immagine The Sixties Diner © The Sixties Diner

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Destinazione Berlino – 2

Fonte foto: Wikipedia

Parte 1: I classici

Nel post precedente ho parlato dei classici, cioè di quello che non si può non vedere quando si va a Berlino. Ma essendo la città un grande lunapark per architetti, alle mete turistiche tradizionali se ne sono aggiunte molte altre.

I nuovi classici

A partire dagli anni ’90 gran parte delle aree che si trovavano a ridosso del Muro sono state rimesse a nuovo e, in alcuni casi, completamente trasformate. Potsdamer Platz ne è l’esempio più evidente. Agli inizi del Novecento era una delle piazze principali della città; dopo la costruzione del Muro è diventata terra di nessuno; oggi è una via di mezzo fra Manhattan e Shinjuku, con grattacieli firmati dai più famosi architetti mondiali. La zona del Sony Center, cuore del Made in Japan, è addirittura sovrastata da una cupola che riproduce la forma del Monte Fuji.

Non so se definirlo “esempio di architettura contemporanea” ma il Memoriale dell’Olocausto non è il classico monumento alla memoria. Partendo da Potsdamer Platz e prendendo la Ebertstraße in direzione della Porta di Brandeburgo, lo si trova alla propria destra: 2771 parallelepipedi di cemento posti ordinatamente in fila, ma tutti a diverse altezze. Il risultato è che, se si prova a camminare in mezzo a queste lapidi, se ne esce completamente disorientati.

È diventato una meta turistica da non perdere anche il Museo Ebraico di Kreuzberg, che già dall’aspetto esteriore si presenta come qualcosa di diverso dal solito museo. Non contiene solo testimonianze dell’Olocausto, ma racconta del rapporto fra la città e la sua comunità ebraica nel corso dei secoli. La fermata più vicina è Hallesches Tor, dove si trova anche il “Sentiero dei visionari” (“Pfad der Visionäre”): una serie di targhe dedicate a personaggi che sognavano un’Europa unita. Per l’Italia è stato scelto Giuseppe Mazzini.

Se siete appassionati di street art, date un’occhiata ai graffiti che ricoprono tutta la base dei palazzi che vanno dalla zona pedonale, dove si trova il Sentiero, verso la Wilhelmstraße.

Per avere invece un’idea dell’architettura della vecchia Berlino Est, basta prendere la metro fino alla fermata di Frankfurter Tor e imboccare la Karl-Marx-Allee (ex Stalinallee). Su entrambi i lati del viale si sviluppano enormi palazzoni in classico stile socialista ed è quasi impossibile non sentirsi come piccole formichine di fronte a costruzioni di queste dimensioni. Una sensazione simile la si prova visitando il Sowjetisches Ehrenmal di Treptower Park, memoriale dedicato ai caduti dell’Armata Rossa durante la Seconda Guerra Mondiale. Spazi immensi e simbologia sovietica ovunque si guardi: la Madre Russia, il soldato che calpesta la svastica, grandi tavole di pietra con incisioni che ricordano vagamente la Via Crucis, non manca niente.

Per gli appassionati di storia, o per chi soffre di “Ostalgie” (nostalgia dell’Est) c’è anche il DDR Museum, dove si può scoprire come si viveva ai tempi della Berlino socialista. Si trova sulla sponda della Sprea dietro al Berliner Dom.

Vicino alla fermata di Warschauer Straße, lungo la sponda orientale della Sprea, si snoda la East-Side Gallery: circa un chilometro di Muro ricoperto di graffiti e trasformato in galleria d’arte a cielo aperto, appena restaurato in occasione del ventennale della caduta del Muro.

Rimanendo nella parte orientale della città, non lontano da Alexanderplatz si trovano gli Hackesche Höfe (stazione della S-Bahn Hackescher Markt), cortili di inizio ‘900 rimessi completamente a nuovo, dove si può gironzolare fra negozi e localini vari. Proseguendo sulla Oranienburgerstraße si arriva alla Nuova Sinagoga, piantonata giorno e notte dalla polizia, e poi al Tacheles, centro artistico di cui ho parlato in più di un’occasione in questo blog. Vale la pena farci un salto, se non altro perché potrebbe essere chiuso da un momento all’altro.

La stazione Zoologischer Garten, quella del libro (e del film) “Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino”, era la stazione ferroviaria principale dell’ex Berlino Ovest, e la zona attorno alla Kurfürstendamm uno dei centri dello shopping della città. Sulla Budapester Straße si trovano i resti della Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche, accanto ai quali è stata costruita la nuova chiesa, affettuosamente ribattezzata “portacipria e rossetto” per via della sua forma. Continuando lungo la via si arriva allo zoo. Io ammetto di non averlo mai visitato perché gli animali in gabbia mi fanno pena, ma l’ingresso in stile orientale mi piace molto.

Agli amanti del calcio consiglio anche una visitina all’Olimpyastadion, lo stadio costruito in occasione delle olimpiadi del 1936 (stazione Olympiastadion, linea U2).

È domenica e non sapete cosa fare? Fate un salto al Flohmarkt am Mauerpark, un mercato delle pulci con decine e decine di bancarelle che vendono di tutto e perfino un angolo per il karaoke, con tanto di posti a sedere per il pubblico. Si trova più o meno a metà strada fra le stazioni della U-Bahn Eberswalder Straße (U2) e Bernauer Straße (U8).

Se siete fortunati e vi capita una bella giornata, perché non visitare la Grunewald, una vera e propria foresta all’interno dei confini cittadini, dove si trova la Teufelsberg (la “Montagna del Diavolo”), collina artificiale costruita con le macerie della Seconda Guerra Mondiale (un po’ come il Monte Stella di Milano); oppure Wannsee, uno dei laghi che si trovano nei dintorni di Berlino. Entrambi sono comodamente raggiungibili con la S-Bahn. Nel caso di Wannsee, scendete alla fermata Nikolassee se volete andare a fare il bagno (e non scandalizzatevi se sulla spiaggia trovate qualche gruppo di nudisti), oppure alla fermata Wannsee se volete visitare l’Isola dei Pavoni: con il bus 216 Pfaueninsel si arriva direttamente al punto da cui prendere la chiatta per l’isolotto.

Credo che come seconda parte possa bastare. Ma manca ancora qualcosa: tutto questo girare vi avrà messo appetito. Cosa si mangia a Berlino? E come? Visto che l’aspetto gastronomico è una delle questioni fondamentali dell’italiano in vacanza, ho deciso di dedicargli un post a parte.

Prossimamente: Essen und trinken

Links:

http://www.holocaust-mahnmal.de
http://www.pfaddervisionaere.de
http://www.mauerparkmarkt.de

Fonte foto Sony Center: Wikipedia

Tutte le altre foto sono © Alessandra Ocarni

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Destinazione Berlino – 1

Come promesso, ecco qualche consiglio turistico su Berlino. Premetto che non ho alcuna autorità in materia e questi suggerimenti sono assolutamente influenzati dai miei gusti personali. L’idea iniziale era quella di essere breve e schematica, ma, vista la quantità di cose da vedere, dovrò dedicare almeno tre post all’argomento.

Una cosa prima di tutto: se volete fare un giro del centro in autobus, potete evitare i “Sightseeings Tours” e prendere il bus 100 che va da Zoologischer Garten ad Alexanderplatz, passando per Unter den Linden. Questa linea passa davanti a molti monumenti e il prezzo è quello di un normale biglietto (o abbonamento, dipende da quanto restate). I biglietti singoli per la zona AB costano 2,20€, i giornalieri 6,10€. Con la Berlin CityTourCard (48/72 ore o 5 giorni) si ottengono anche sconti all’ingresso dei musei.

Detto questo, iniziamo con i classici.

I classici

La Porta di Brandeburgo: perché andare a Berlino e non vedere la Brandenburger Tor sarebbe come andare a Roma e non vedere il Colosseo. È strano pensare che uno dei simboli della città sia stato per anni nella “terra di nessuno”, la striscia di terra fra i due muri che separavano Berlino Ovest da Berlino Est, e quindi completamente inaccessibile. Cominciare da qui è anche comodo perché, qualsiasi direzione si decida di prendere, si incontra qualcosa che merita di essere visto.

Puntando verso nord si incontra il Reichstag, sede del Parlamento tedesco dal 1999. C’è sempre fila per visitare la cupola firmata sir Norman Foster, ma gli appassionati di architettura non se la possono perdere.

Andando verso ovest, si attraversa il Tiergarten, un enorme parco (210 ettari) nel cuore della città, dove si trova anche lo Schloss Bellevue, residenza ufficiale del Presidente della Repubblica. Sulla Straße des 17. Juni, il viale che taglia in due il parco lungo la direttrice est-ovest, si trova un monumento ai caduti russi della Seconda Guerra Mondiale; monumento minuscolo se paragonato a quello costruito a Treptower Park, imponente e in classico stile sovietico. Alla fine del viale spicca la Siegesäule, con l’angelo dorato reso famoso dal film “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders.

A est della Porta di Brandeburgo, invece, inizia Unter den Linden, il viale simbolo dell’aristocrazia prussiana, che punta dritto verso Alexanderplatz, cuore dell’ex Berlino Est. A metà strada si incrocia la Friedrichstraße, dove, all’altezza della fermata della U-Bahn “Kochstraße”, si trovava il Checkpoint Charlie, uno dei punti di passaggio da est a ovest. Con la caduta del Muro, il checkpoint si è trasformato in attrazione turistica, con tanto di gigantografia di un soldato americano e di uno russo e gli immancabili figuranti in costume per la foto di rito. Il Museum Haus am Checkpoint Charlie merita di essere visitato, se non altro per scoprire alcuni degli stratagemmi più curiosi che gli abitanti della DDR si inventarono per lasciare il paese illegalmente: a me, ad esempio, è rimasta particolarmente impressa la storia della fidanzata nascosta nella valigia.

Proseguendo lungo Unter den Linden e superando la Humboldt-Universität, il Teatro dell’Opera e il Museo di Storia, si arriva alla Museuminsel, l’isola dei musei. Su questo isolotto piantato in mezzo alla Sprea si trovano alcuni dei principali musei della città, come il Pergamonmuseum, la Alte Nationalgalerie e il Neues Museum inaugurato lo scorso anno, dove è esposto il busto di Nefertiti. Per chi volesse risparmiare, il giovedì pomeriggio, quattro ore prima dell’orario di chiusura, l’ingresso a tutti i musei statali della città è gratuito; potete riconoscerli dalla scritta “Staatliche Museen zu Berlin“.

Oltrepassata la Sprea si incontra il Berliner Dom, la cattedrale di Berlino, e, dall’altra parte della strada, uno spazio verde dove, fino a pochi anni fa, si trovava il Palast der Republik, sede del Parlamento ai tempi della DDR. Il palazzone, prima bonificato dall’amianto e poi abbattuto, era stato costruito sull’area un tempo occupata dal Berliner Stadtschloss, residenza della nobiltà prussiana rasa al suolo e sostituita da un bel blocco di cemento armato e vetro (e amianto, ovviamente) durante il regime.

Poco più avanti si trovano la Marienkirche, il memoriale a Marx e Engels, la Fontana di Nettuno, il Rotes Rathaus, sede del governo locale, e, impossibile non vederla, la Fernsehturm, la torre della televisione. Se la giornata è limpida, vale la pena salire in cima: si può vedere quasi tutta la città e, grazie al materiale informativo a disposizione, scoprire qualcosa sui quartieri che la compongono.

Passando sotto ai binari della S-Bahn si arriva ad Alexanderplatz. Non si può certo dire che sia una bella piazza (io faccio fatica perfino a considerarla una piazza), ma riassume perfettamente l’urbanistica della defunta Repubblica Democratica Tedesca: palazzoni quadrati e cemento à gogo. Tra l’altro, gli abitanti di Berlino Est avevano la possibilità di sapere che ore fossero in qualsiasi luogo del mondo consultando il Weltzeituhr, ma non potevano viaggiare, se non nelle nazioni che facevano parte del blocco sovietico, e dopo lunghe ed estenuanti attese per ottenere visti e permessi vari.

Ecco, direi che, se avete poco tempo a disposizione, questo potrebbe essere il minimo indispensabile per poter dire di “avere visto Berlino”, o per lo meno quello che più si avvicina ad un “centro storico”.

Per chi ha più tempo a disposizione e vuole scoprire altri aspetti della città, è in arrivo un altro post.

Prossimamente: I nuovi classici

Links:
Portale turistico della città: www.berlin.de
Musei statali: www.smb.museum
Trasporti pubblici: www.bvg.de

Tutte le foto sono © Alessandra Ocarni

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