La scorsa estate, a causa della trasferta californiana, ho dovuto rinunciare all’ormai consueto pellegrinaggio al di là delle Alpi per uno o più concerti dei Die Ärzte, simpatico terzetto berlinese di cui ho già parlato in un post precedente. Ma a tutto c’è rimedio: i tre mattacchioni, infatti, dopo un tour dal nome profetico “Das Ende (ist noch nicht vorbei)”, cioè “La fine (non è ancora arrivata)”, tornano in autunno con il tour “Das Comeback”. E io non mi faccio certo sfuggire l’occasione.
La data più comoda (o meglio, meno scomoda) è quella del 27 ottobre a Friedrichshafen: il concerto è di sabato e la città all’estremo sud della Germania, sul lago di Costanza. Praticamente in Svizzera. Passano le settimane e finalmente eccomi qua, pronta a partire. Il 26, per scrupolo, controllo le previsioni meteo: in mattinata è prevista pioggia, nel pomeriggio e in serata neve. Come neve? A ottobre?! Va be’, sono sopravvissuta a un concerto all’aperto a Capodanno a Colonia, sopravviverò anche a questo.
Il viaggio parte subito col piede sbagliato: il treno è italiano (speravo in un bel treno svizzero), il mio posto riservato è scomparso e appena passato il confine un controllore mi dice che non farò mai in tempo a prendere la coincidenza a Zurigo. Ma come, ci sono 25 minuti fra un treno e l’altro e siamo partiti in orario! Per qualche motivo a me ignoto, però, l’arrivo è previsto con almeno 40 minuti di ritardo, quindi mi tocca andare a farmi cambiare il biglietto e saltare su un treno fino a Schaffhausen, dove devo aspettare un’oretta la mia seconda coincidenza. Ne approfitto per fare un giro nel centro storico.
Arrivo a Friedrichshafen senza problemi, lascio lo zaino in ostello e vado alla fiera, dove si tiene il concerto. Gli Ärzte non deludono mai: più di 3 ore di concerto e né loro né il pubblico sembrano stancarsi mai. Il 27 ottobre è anche il compleanno di Farin Urlaub, il chitarrista, e ogni tanto spuntano cappellini di carta, palloncini e parte un “Happy birthday”. Durante “Unrockbar” la band chiede come al solito al pubblico di sedersi per terra e saltare in piedi all’inizio del ritornello. Un gruppetto di fan approfitta del momento di relativa calma per accendere qualche stellina e infilzarla in un dolce a mo’ di torta con le candeline. Commento di Farin: “Qui abbiamo dei professionisti”.
Durante le canzoni più punk non mancano i patiti del crowdsurfing. Per la prima volta nella mia vita, e anche in quella di chi sta sul palco, fa crowdsurfing anche un ragazzo in sedia a rotelle, che viene trasportato fino alla prima fila con tutta la sedia. Respect.
Più o meno a metà concerto mi giro e, nel mezzo del casino, vedo una mia amica di Berlino. Baci, abbracci e “Oh my God” a non finire. E non mi faccio mancare un’altra carrambata alla fine del concerto, quando incontro un’altra amica, con la quale ho girato la Germania in lungo e in largo. Mi scende quasi la lacrimuccia. Entrambe vanno anche al concerto del giorno successivo e alloggiano in alberghi diversi, quindi ci salutiamo e alla prossima.
La mattina successiva approfitto del tempo che mi rimane per fare una passeggiata sul lungolago. Se la temperatura non fosse polare apprezzerei di più il giro turistico. Il simbolo di Friedrichsfahen è lo Zeppelin, in onore della fabbrica di dirigibili fondata dal conte Ferdinand von Zeppelin, e se ne trovano un po’ ovunque.
Il viaggio di ritorno fila liscio e l’unica nota negativa è il controllore italiano che ci degna della sua presenza soltanto a 5 minuti dall’arrivo e si ostina a parlare in italiano con due turiste mediorientali che tornano dalla svizzera cariche di borse griffate. Vedendo le loro espressioni perplesse, traduco in inglese quello che dice il controllore, che continua comunque a parlare, parlare, parlare e si lascia scappare due tizi che stavano palesemente viaggiando senza biglietto. Complimenti.
Il passaggio dalla stazione ferroviaria a quella della metropolitana è uno shock come al solito (riusciranno a sistemarla per l’Expo?), ma decido di ignorare tutto: non voglio rovinare il buon umore di questo weekend.
PS Peccato che due giorni dopo sia arrivato il conto da pagare: sciarpa, guanti e vestiti pesanti non sono bastati e sono a casa col raffreddore. Altro che Dottori…
Bellissima Sciaffusa!! Ero andato 8 anni fa circa per S.Ambrogio!
A Sciaffauzer quanti IWC hai comperato? Almeno due per braccio e poi li hai sfoggiati al concerto!? troooppo rock…
P.S. in alto a sin c’è un link che si intitola:”la battaglia del pene” ho paura a cliccare
Non ti preoccupare, non è nulla di “sconveniente”… 😉
dottori!dottori!
sono contenta che sei andata al concerto!forse non hanno fatto bene al fisico, ma all’umore sì.. eheh!!
ma che miti che han fatto fare crowdsurfing al ragazzo in carozzina!
spero siano stati più benevoli di altre volte in cui il surfista veniva lanciato al di là delle transenne con violenza! =P
che ridere il controllore.. eh sì, i treni italiani regalano sempre dei momenti “catartici”!come samo fortunate!!! ^_-